Chi lavora in settori come l’edilizia avrà sicuramente avuto bisogno, per l’esplicazione delle proprie attività, di ricorrere ad un gruppo elettrogeno per alimentare macchine o altri dispositivi in assenza di un allaccio stabile alla corrente elettrica. In tal senso, è ricorrente fra i professionisti del settore l’utilizzo di gruppi elettrogeni, i quali sono molto duttili, facilmente trasportabili e – se di ottima qualità accorpati ad una manutenzione costante e periodica e un impiego rispettoso di quelli che sono i canoni di funzionamento della macchina – duraturi nel tempo.
Naturalmente, i gruppi elettrogeni vengono utilizzati non solo per impiego professionale: sono infatti molti gli amanti del fai-da-te o di qualsiasi altro hobby che, durante le loro sessioni di riparazione o di creazione di oggetti (si pensi ad esempio a chi esegue dei piccoli lavoretti in una casa di campagna) hanno bisogno di generare elettricità pure in mancanza di un allaccio alla corrente elettrica.
A tal proposito, molto spesso anche i più esperti lavoratori del settore confondono il significato di generatore di corrente pensando che sia sinonimo di gruppo elettrogeno: sebbene nel linguaggio corrente questa confusione sia ormai accettata, le differenze fra gruppo elettrogeno e generatore di corrente sono sostanziali: il primo è uno strumento vero e proprio, l’altro una categoria all’interno del quale sono inseriti tanti tipi di macchine diverse.
Di seguito una piccola analisi delle peculiarità e caratteristiche dei generatori di corrente in relazione ai gruppi elettronici, avendo inoltre cura di indicarne il funzionamento, gli usi raccomandati e il modo attraverso cui attuare una buona manutenzione volta ad allungare la vita del generatore di corrente o gruppo elettrogeno che sia, in modo da aumentare la produttività a lavoro.
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Qual è la differenza fra generatore di corrente e gruppo elettrogeno?
La sostanziale differenza che può trarre in inganno gli operatori del settore fra gruppo elettrogeno e generatore di corrente è molto facile da spiegare e fare chiarezza richiede solo pochi caratteri molto concisi: Il generatore di corrente è, per inciso, una categoria di strumenti. In tal senso si può definire tale qualsiasi strumento che produca energia elettrica come, ad esempio, una cella del pannello fotovoltaico, una turbina e quant’altro.
Di contro, invece, un gruppo elettrogeno è l’insieme di un motore – solitamente endotermico ma ne esistono vari tipi sul mercato – che produce energia consumando un combustibile e dotato di un alternatore. Ne deriva allora che un generatore di corrente può essere un gruppo elettrogeno ma anche un altro strumento.
Questa differenza terminologica incide fortemente anche sulla comunicazione con fornitori e clienti. Di seguito, per rendere ancora più comprensibile la differenza fra generatore di corrente e gruppo elettrogeno, un’analisi e approfondimento di entrambi, dove verranno spiegati i meccanismi di funzionamento e i capisaldi della teoria scientifica che portano questi strumenti a fornire all’utilizzatore la produzione di energia di cui ha bisogno.
Il generatore di corrente: cos’è e come funziona
Il generatore di corrente è una macchina che, sostanzialmente, si traduce in un bipolo che ha il compito di mantenere costante la corrente che passa per due capi, chiamati poli o morsetti, allo scopo di fornire energia elettrica. Il generatore di corrente, nella sua essenza scientifica nell’ambito dell’elettrotecnica, viene distinto in due categorie: ideale e reale.
Nell’accezzione che vede il generatore di corrente ideale – esclusivamente ipotetico – l’intensità di corrente che viene erogata dalla macchina è costante per tutto il periodo di utilizzo nel settore dei due poli, a prescindere dal carico a cui è connesso con una differenza di potenziale che può variare in modo impulsivo e a piacere. Il generatore di corrente ideale ha lo scopo di essere un modello astratto che permette lo studio del funzionamento di quelli reali.
Il generatore di corrente reale, di contro, viene utilizzato per creare schemi sul comportamento dei vari componenti elettronici di un dispositivo come, ad esempio, i transistor. In ogni caso, la loro esistenza è anch’essa fortemente teorica perché nell’applicazione pratica solitamente si preferiscono i generatori di tensione, ad esclusione che il primo non abbia un’elevata resistenza interna.
Da questa analisi puramente teorica derivano molte applicazioni nel campo pratico: il gruppo elettrogeno, derivato dallo studio sui generatori corrente, è fondamentale per avere energia elettrica in luoghi difficilmente raggiungibili con prolunghe o prese elettriche autonome. Sul mercato esistono vari dispositivi del genere che possono essere acquistati, tutti con caratteristiche diverse relativamente alla potenza erogata e al funzionamento: tratto distintivo fra i vari generatori, infatti, è solitamente la fonte di alimentazione che permette lo sprigionamento dell’energia.
Vedi anche : Generatori di corrente – guida all’acquisto
Come funziona un gruppo elettrogeno e le differenze con il generatore di corrente
La differenza sostanziale fra generatore di corrente e gruppo elettrogeno, dunque, è relativa al fatto che con la prima dizione si intendono, solitamente, tutte le macchine che sono in grado di produrre corrente elettrica, a prescindere che il sistema di funzionamento sia di fonte eolica ovvero termoelettrica o solare, per citare giusto qualche tipo di alimentazione molto in voga ultimamente. Il gruppo elettrogeno, invece, raccoglie a piene mani quella che è la teorizzazione elettromeccanica del generatore di corrente per applicarlo alle esigenze dei lavoratori.
Il gruppo elettrogeno possiede, per il suo funzionamento, un motore termico (altresì chiamato a combustione) che viene poi associato ad un alternatore, un piccolo o grosso generatore elettrico che trasforma in energia elettrica quella termica, utilizzando un sistema di conversione cosiddetta a cascata: l’energia termica prodotta diventa energia meccanica, quella meccanica viene poi trasformate in energia elettrica e poi erogata secondo il sistema preferito.
I gruppi elettrogeni presenti sul mercato sono di diversi tipi, fondamentalmente. Quello a bassa tensione o mono fase e trifase, che fa uscire la corrente a 230 d a 400 volt. A loro volta, esistono anche i gruppi elettrogeni marini e terresti: i primi sono particolari e molto difficili da trovare in giro se non da negozi specializzati per via del loro particolare meccanismo interno: il sistema di raffreddamento, infatti, è costituito da uno scambiatore aria e acqua, oltre che di un trattamento anti corrosione, al fine da tenerli al riparo dalla ruggine che naturalmente la salsedine induce in questi meccanismi.
Sui gruppi elettrogeni insistono inoltre diverse normative volte ad attestare la loro sicurezza, cosa non richiesta invece per i generatori di corrente. In particolare, per i gruppi elettrogeni che hanno la potenza superiore a 1 kw è obbligatorio il possesso di licenza che attesti il pagamento dei tributi per l’energia elettrica su base di un canone annuale e mensile. Inoltre, se la potenza del gruppo elettrogeno è superiore ai 200 kilo watt, ci sono altri obblighi di registrazione delle attività di manutenzione poste sull’impianto. Inoltre, se questi gruppi elettrogeni sono sottoposti al servizio di emergenza (tipo quelli presenti in ospedale) è anche necessario possedere una licenza apposita che deve essere richiesto all’ufficio pubblico di competenza territoriale dove si trova lo strumento.
Da cosa è composto il gruppo elettrogeno e qual è la sua definizione
Il gruppo elettrogeno è definito in elettromeccanica un apparecchio che possiede un meccanismo che produce elettricità elettrica sfruttando un motore e un alternatore. Questi due elementi fondamentali che inoltre lo distinguono anche dal generatore di corrente in senso lato (ad esempio per quanto riguarda la produzione di corrente da fonti rinnovabili non è presente una parte termica), sono molto più elaborate di quanto sembri.
Oltre ai due componenti già citati, il gruppo elettrogeno è formato anche da:
- Quadro elettrico, che è un componente che si occupa di distribuire all’interno del meccanismo del gruppo elettrogeno tutta l’energia elettrica che viene prodotta in maniera omogenea, salvaguardando i componenti del generatore da possibili situazioni dannose, come ad esempio il surriscaldamento e quello di allarmi dell’olio. Inoltre ha un compito fondamentale anche per quanto riguarda la tutela dei meccanismi di arresto di emergenza, interruttore magneto termico e per le prese cosiddette inter bloccate.
- Basamento, cioè la struttura portante del gruppo elettrogeno su cui vengono alloggiati tutti i componenti che, nel loro insieme, danno vita alla macchina. Solitamente questa struttura culmina con delle ruote, al fine di favorirne il trasporto per gli utilzzi in canitere o in qualsiasi altro posto sia necessario. Il basamento, inoltre, è richiesto per queste macchine a prescindere che queste siano a modello aperto o dotate di cofano; tuttavia le ruote sono solitamente presenti solamente sui modelli più piccoli e trasportabili a mano o in piccole auto.
- Cofanatura che non è nient’altro che l’involucro del gruppo elettrogeno: naturalmente ne esistono modelli anche sprovvisti, al fine di limitarne il prezzo e renderli più accessibili. Tuttavia, la cofanatura è importante per quei gruppi elettrogeni che vogliono ridurre al minimo le emissioni acustiche (altrimenti molto importanti per quei modelli che erogano una potenza elettrica di tanti kilo watt) e che in questo caso sono costituite da un materiale in grado di assorbire e disperdere i suoni prodotti.
- Motore, il pezzo fondamentale e più importante di tutto il macchinario. Funzionante ad energia meccanica creata da un motore a scoppio che, nei modelli più diffusi è solitamente la benzina, può essere a due o quattro tempi a seconda dei casi: le dimensioni del motore all’interno di un gruppo elettrogeno individuano anche la sua potenza, il consumo e il livello di energia che il macchinario è in grado di produrre e per tale motivo l’acquisto deve essere ponderato e tarato in base alle proprie esigenze.
- Alternato, che è appunto il pezzo che traduce in energia elettrica tutta la cinetica generata dal motore.
Le dimensioni di un gruppo elettrogeno non sono standardizzate ma dipendono essenzialmente dalla grandezza del motore e dalla quantità di energia prodotta: inutile dire che più grande il motore, più lo saranno anche l’alternatore e gli altri componenti. Inoltre, una maggiore dimensione e produzione di corrente indica anche maggiori consumi, motivo per cui è molto importante comprare una macchina tarata alle proprie esigenze in modo da non sprecare denaro oppure rischiare di ottenere meno di quanto necessario.
La manutenzione dei generatori di corrente e dei gruppi elettrogeni e guida alla scelta
Anche per le macchine che non sono sottoposte per legge all’esecuzione di una manutenzione obbligatoria, mantenere in buono stato il dispositivo è fondamentale per preservarne l’efficienza e la durata della vita. In particolare, è bene svuotare sempre il serbatoio dello strumento, specie per i macchinari a benzina, visto che potrebbero essere oggetto di combustione.
La manutenzione periodica deve essere associata anche ad una buona conservazione, cercando di tenere la macchina sempre il più distante possibile dalle intemperie come, ad esempio, la pioggia, il vento e altri fattori atmosferici dannosi che possono portare la creazione di ruggine. Inoltre, bisogna anche stare attenti a quali dispositivi elettronici viene collegata la macchina: televisioni o altri dotati di schede elettroniche possono essere danneggiati da gruppi elettrogeni che non hanno l’inverter per via dell’erogazione costante della potenza.
Chiarito infine che la differenza fra gruppo elettrogeno e generatore è sostanzialmente terminologica, può essere molto utile un piccolo consiglio su come scegliere il gruppo elettrogeno migliore per le proprie necessità. In linea generale è sempre bene partire dal domandarsi cosa c’è bisogno di alimentare – facendo subito una cernita sulla necessità di dover comprare o meno un gruppo dotato di inverter – per poi passare alla scelta della potenza. La potenza del gruppo elettrogeno fornita in KVa deve essere convertita in kilowattora. in linea generale, comunque, è sempre meglio sovrastimare l’effettiva potenza di cui abbiamo necessità, anche se di poco.
Infine, bisogna scegliere il tipo di alimentazione. Solitamente si prediligono i motori a benzina per via della loro maggiore diffusione sul mercato e anche perché il carburante è molto facile da reperire. Inoltre, in caso di rottura, le componenti per i gruppi elettrogeni a benzina sono molto più facili da trovare in qualsiasi negozio, anche generico